Tutela 2° livello Tutela degli interessi diffusi in materia di Ambiente: Lotta all'inquinamento marino - Studio Legale avvocato Massimo Mazzucchiello- Diritto Previdenziale, tutela diritti sociali, tutela Privacy e Identità personale, tutela dell'Ambiente ed alla Sicurezza stradale

Studio Legale avvocato Massimo Mazzucchiello
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Tutela di 2° livello: gli interessi diffusi in materia di salubrità dell'Ambiente e della salvaguardia della vita umana.

La lotta all'inquinamento marino e la promozione turistica della costa campana



L'accesso alle informazioni ambientali in materia di inquinamento marino.
Il caso del depuratore regionale di Cuma
L'importanza del trattamento già in atto con la combinazione dell'installazione di condotte sottomarine di scarico.

I misteri del presunto progetto di installazione della condotta sottomarina di scarico delle acque trattate dal depuratore regionale di Cuma dopo il disastro ambientale del 2009. Raccolta Sentenza TAR Campania n. 6989/14


La sentenza del TAR Campania del 17 dicembre 2014 riaccende i riflettori sul depuratore di Cuma e rianima le speranze degli ambientalisti per rivedere acque limpide e cristalline a Bacoli, ad Acquamorta di Monte di Procida, a Torregaveta, al lido del Fusaro, a Licola, Varcaturo e lungo il litorale Domitio con l’innesco di un circolo virtuoso di sviluppo turistico e di occupazione e benessere in tutta l’area a nord di Napoli.
La sesta sezione del tribunale amministrativo regionale della Campania, presidente Renzo Conti e consiglieri Umberto Maiello ed estensore Paola Palmarini, con sentenza 6689 del 17 dicembre 2014, ha accolto il ricorso in materia di accesso ad alcune informazioni ambientali sul depuratore regionale di Cuma proposto nei confronti della regione Campania dall’associazione ambientalista e di promozione turistica Abot, Associazione Bacoli Operatori Turistici, e da un cittadino domiciliato nell’area limitrofa del comune di Bacoli e che ne è il presidente, l’avvocato napoletano Massimo Mazzucchiello. E’ stato lo stesso avvocato a condurre la difesa in giudizio per sé e per l’Abot. In particolare il TAR ha dichiarato l’obbligo per l’amministrazione regionale, ordinandone l’esecuzione, di consentire ai ricorrenti l’accesso alle informazioni ambientali entro trenta giorni così richieste: “se vi è in atto uno studio che preveda di combinare i benefici di dispersione e diluizione dei reflui – comunque trattati nell’impianto di Cuma – con le condotte sottomarine di scarico (attualmente non installate, com’è noto). In caso positivo si chiede di conoscere lo stato di progetto, analisi dei costi/benefici, ubicazione delle condotte, tipo di ugelli di diffusione ecc.”. La vicenda processuale è stata complessa proprio per la mole di eccezioni, poi tutte respinte, presentate dall’avvocatura regionale. IL collegio giudicante ha dapprima riconosciuto la legittimazione ad agire sia in capo all’Abot, dopo averne esaminato l’atto costitutivo e la documentazione, che al privato cittadino. Secondo il TAR, infatti, si tratta di un’associazione senza scopo di lucro con finalità di salvaguardia dell’ambiente e di promozione del turismo, mentre per il cittadino privato domiciliato nel territorio limitrofo di Bacoli, “non emergono elementi per dubitare del genuino interesse ambientale”. Inoltre, sempre secondo i giudici amministrativi, l’istanza ambientale è stata rivolta in maniera puntuale e non è irragionevole o generica. E’ stata respinta anche l’eccezione di carenza di legittimazione passiva della Regione Campania, in quanto, la gestione dell’impianto di Cuma è stata affidata con ordinanza della presidenza del consiglio dei ministri dal 9 maggio 2012 a un commissario delegato, che, quindi, “è temporaneamente subentrato nella gestione della struttura e degli impianti di proprietà della Regione Campania”. “Ritiene il Collegio che, avendo riguardo al contenuto della domanda di accesso (che non riguarda precipuamente la gestione attuale ed emergenziale del depuratore di Cuma ma gli sviluppi futuri dello stesso), la Regione in quanto autorità pubblica svolgente le ordinarie funzioni pubbliche connesse alle tematiche ambientali non era esonerata dal riscontrare la richiesta dei ricorrenti”. Ora la Regione Campania avrà sessanta giorni di tempo per comunicare le informazioni ambientali sullo stato del progetto –se esiste o no- di installazione delle condotte sottomarine.
Ma da dove nasce questo interesse specifico per l’installazione della condotta sottomarina di scarico delle acque trattate dal depuratore regionale di Cuma, che serve circa un milione di abitanti, per l’associazione ambientalista Abot che ha a cuore la salvaguardia del mare dall’inquinamento e soprattutto la limpidezza e cristallinità delle acque come attrattore turistico della linea di costa flegrea e domizia? La risposta viene fornita dal suo presidente, l’avvocato Massimo Mazzucchiello. “Tutto nasce e viene portato alla ribalta delle cronache in seguito al disastro ambientale del 16 giugno del 2009, in cui per due giorni furono riversate in mare tonnellate di materiale refluo e fanghi non trattati per un riferito black-out energetico in concomitanza con uno sciopero del personale addetto al depuratore. La stagione balneare, peraltro già compromessa a livello locale a Bacoli dall’imposizione del ticket per il mare che appena quattro anni prima riuscii a fare annullare su mio ricorso dal Consiglio di Stato e con decreto dell’allora Presidente della Repubblica Ciampi, ne uscì distrutta. Gli effetti di gravissimo intorbidimento delle acque frammiste a fanghi con fuga dei turisti si videro persino a Capri, in penisola sorrentina ed addirittura nel Lazio, a Gaeta e a Terracina, come fu ampiamente riportato dalla stampa del periodo. Questo deve fare riflettere sulla pericolosità dell’impianto regionale di Cuma, i cui malfunzionamenti possono distruggere un’intera economia regionale e non solo quella campana. Quando in seguito al disastro ho partecipato -in rappresentanza degli stabilimenti balneari e degli altri operatori turistici di Bacoli- alle riunioni per il disinquinamento del Golfo con le istituzioni provinciali e regionali in cui venivano presentati i vari rimedi da adottare per una soluzione rapida del problema, venni a conoscenza di un progetto, già avviato qualche anno prima dal precedente staff dell’assessorato regionale all’ambiente grazie all’interessamento di alune associazioni ambientaliste, volto ad installare a valle del depuratore di Cuma, e quindi in regime di combinazione con l’attuale ciclo di trattamento delle acque reflue, una condotta sottomarina di scarico lunga circa 3 chilometri, dal diametro di due metri e con i diffusori finali posti sul fondo marino a circa 25 metri di profondità, al di sotto del così detto strato di acqua del “termoclino”. Il costo di realizzazione dell’impianto, il cui esercizio non prevedeva l’installazione di pompe, né costi di esercizio in quanto sfruttava il percorso in pendenza a gravità naturale, si aggirava tra i 20-25 milioni di euro. Mi sono documentato consultando i testi scientifici e tecnologici fondamentali, come il Pocecco-Pinci. Ho letto le teorie del grande scienziato americano in oceanografia dottor Carl Henry Oppenheimer, grande sostenitore delle condotte sottomarine e che andava avvisando dei rischi connessi con lo smaltimento dei fanghi da depurazione chimica ed ho scoperto delle guerre ideologiche sulle modalità del grande progetto di disinquinamento del golfo di Napoli che ci furono negli anni ’70, culminate anche in diverse interpellanze parlamentari, come quella alla Camera dei Deputati del 23 marzo 1990, sulla disputa tra i sostenitori dei depuratori con il relativo business per lo smaltimento dei fanghi chimici e quelli delle condotte sottomarine che non richiedevano costi di esercizio.
Ho fatto ricerche alla portata di tutti ed ho scoperto sorprendentemente la semplicità, l’economicità e l’efficacia di questo valido sistema di depurazione molto amato dagli americani e spesso osteggiato in Europa dall’establishment affaristico-commerciale attratta ed affascinata dagli interessi economici connessi al trattamento dei fanghi e dei residui del ciclo di trattamento dei depuratori “tradizionali” europei. Così ho scoperto che un altro ben più illustre napoletano, il compianto Sindaco Maurizio Valenzi, sempre più preoccupato per l’intorbidimento delle acque costiere a detrimento dell’immagine turistica della cartolina di Napoli, soprattutto a Marechiaro a Posillipo ed a via Caracciolo, fece il grande atto di amore per la Città facendo installare le condotte sottomarine di scarico modello Hopenheimer. Il mare si prese la sua rivincita ed in poco tempo le acque tornarono limpide e cristalline. I bagnanti tornarono a Posillipo… “.
Quello che spesso non si sa è che Il principio fisico sfruttato dalle condotte sottomarine di scarico è semplice e si basa, non solo sull’ovvio beneficio di poter meglio diluire i reflui nel mare lontano dalla costa, ma sull’effetto di intrappolamento sul fondale marino - senza rimescolamento e risalita in superficie in attesa della depurazione naturale marina dal momento che il mare è il più grande “metabolizzatore” naturale - , dovuto alla barriera della strato di acqua del “termoclino”. Nel Mediterraneo, lo strato del termoclino, in cui si verifica –come dice lo stesso nome- un repentino abbassamento della temperatura dell’acqua dovuto al mancato raggiungimento di tali strati d’acqua dei raggi solari, è a circa 20-25 metri di profondità. Anche i sommozzatori lo percepiscono, e non solo dal forte abbassamento di temperatura malgrado indossino la muta, ma visivamente dalla differente distorsione della luce che attraversa strati di acqua di densità diverse.
Anche gli organi di stampa, come Il Mattino, edizione di domenica 26 luglio 2009, riportano la notizia della ripresa del progetto della condotta sottomarina di scarico da installare a Cuma. Nell’articolo “Basta ritardi, subito la condotta sottomarina”, si ricorda l’eterna disputa tra i sostenitori dei depuratori e quelli delle condotte sottomarine a far tempo dalla vecchia Cassa del Mezzogiorno che negli anni ’70 finanziò appunto la costruzione del Depuratore di Cuma..
Sui misteri del progetto della condotta sottomarina e dello scienziato americano Carl Henry Oppenheimer, grande sostenitore del sistema di depurazione con condatta di scarico sottomarina,  vi è traccia giornalistica anche negli archivi de La Repubblica, in un articolo pubblicato il 14 agosto 1988 a firma del giornalista Stefano Malatesta, intitolato “Una profezia di cemento nell’antro della Sibilla”, e quindi oltre 20 anni prima del disastro ambientale del 2009, già si annunciava il “ritorno” da parte della Regione Campania sulla necessità di installazione delle condotte sottomarine a Cuma e sulle versioni contrastanti del rapporto tra lo scienziato americano e la Cassa per il Mezzogiorno.
Dell’intervento dello scienziato americano Oppenheimer si parla anche negli atti ufficiali alla Camera dei Deputati. Nel resoconto stenografico della seduta del 23 marzo 1990, in una interpellanza parlamentare a firma di diversi deputati, tra cui Rutelli e D’Amato, sulle scelte progettuali per il disinquinamento del Golfo di Napoli ed in particolare per il depuratore di Cuma, l’allora ministro spiega come mai non furono installate le condotte sottomarine in quanto non previste dalla legge che richiedeva un pre-trattamento di abbattimento degli inquinanti biologici prima dell’immissione a mare. Inoltre tali condotte sottomarine venivano installate solo in “località turistiche…”.
Ma l’interrogativo inquietante da porsi è proprio sulla recente Legge Regionale della Campania N. 2 del 2010. Infatti, come ampiamente riportato ed esaltato dalla stampa del momento, in seguito alla decisione dell’allora assessore regionale all’ambiente Ganapini di fare installare le condotte sottomarine di scarico a Cuma, la Regione Campania approvò appunto tale legge con il reperimento dei fondi necessari tramite i FESR, i fondi europei di sviluppo regionale. Così recita l’art.2, comma 12 della Legge Regionale 2 del 21 gennaio 2010 recante la legge finanziaria per il 2010: “Nelle more dell’attuazione degli interventi necessari ad ottenere impianti di depurazione compatibili con il riutilizzo delle acque reflue a scopo irriguo, la regione Campania finanzia, lungo i canali artificiali con più elevato carico inquinante del litorale Domitio/Flegreo, la realizzazione di condotte sottomarine attraverso le quali scaricare a fondale le portate di magra. Il finanziamento dei precedenti interventi è a gravare sulle risorse del FESR”. Quindi si parla in una legge regionale ufficialmente di condotte sottomarine. Ma dove sono finiti i progetti? Ed i fondi stanziati provenienti dall’Europa per lo sviluppo regionale?



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avvocato Massimo Mazzucchiello
cassazionista e patrocinante innanzi alle altre Giurisdizioni Superiori
componente della Commissione di Previdenza del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli  
E-mail: massimo@mazzucchiello.it
www.facebook.com/studiolegaleavvocatomassimomazzucchiello

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